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Premessa: Riprendo da dove ero partito più di un anno fa, tanto è il tempo intercorso dall’ultimo mio intervento, convinto che sarà un’impresa reperire il materiale dei tanti e innumerevoli successi degli atleti Seriart. Continuerò per stima e ammirazione nei confronti di Luigi, che me lo ha chiesto, pur nelle varie difficoltà.

Emanuele Bianchi

 

Il vero protagonista è Luigi, il Santo, l’uomo dei miracoli, l’artefice dell’arcieria bremone, il maestro cremonese della rinascita del più antico degli sport. Ovviamente ha materiale prezioso su cui lavorare e di cui andarne fiero. Tutti stimano Gigi Lottici, dal modesto appassionato, cioè la maggior parte, all’atleta di testa che da lustro alla Società, indistintamente. E lui, non molla, nonostante le enormi ripercussioni “virulente”, un colpo che pian piano stiamo assorbendo ma che ha inciso, non di poco, sul sistema societario Seriart, senza intaccare le qualità dei giovani atleti cremonesi. Che poi sono il fiore all’occhiello della Seriart, senza nulla togliere ai “vecchietti” master, gli indispensabili dispensatori d’esperienza. Lottici afferma: “E’ stato un periodo difficile ma non ci siamo mai fermati. Giovani e meno giovani, hanno sempre lavorato con grande passione, tanti allenamenti, infinite gare e, ovviamente, molte vittorie nonostante le innumerevoli restrizioni. Certamente la visibilità per la nostra Società è venuta meno, ma ho puntato più sui risultati che non sulla propaganda… insomma NOI ci siamo ed in silenzio, con mirabili risultati, abbiamo contribuito a dar vanto a Cremona. I miei ragazzi non smettono di gratificarmi, e non posso non citare i più cazzuti (mi adeguo al gergo giovanile), quelli che trovi sempre al campo e con l’arco in mano, Paolo Azzoni e Manini Matilde, senza dimenticare, anche se non più ufficialmente Seriart ma che sento ancora “mio”, David Bianchi. E poi i Master F. Azzoni – Bertoni – Franzini neo Campioni Italiani Fitarco… e tanti altri personaggi. Non facciamo rumore ma i risultati sono esplosivi”.

Gigi, con tanto compiacimento, mi ha parlato di tutti i suoi atleti, pure del gruppo storico; degli istruttori, del sostegno dei suoi collaboratori, del tanto lavoro e altrettante preoccupazioni; della infinita burocrazia da cui non ci si può esimere; dei campi all’aperto e delle difficoltà per mantenerli, della forte cooperazione con le Istituzioni locali nella convinzione che non venga mai meno.

Insomma un fiume in piena ma lui è così, è Gigi. Missionario per l’arco. Così mi dice anche che, quest’anno, ricorre l’anniversario della fondazione della società.

Quarant’anni di Seriart… se non è un miracolo questo…